Pubblica Amministrazione: le regole smantellate
Qualche mese addietro, l’ex governatore della Banca d’Italia, prima di passare alla guida della BCE, rivolto alla dirigenza della Banca d’Italia, ha affermato: “vi riconosco, Competenza, Onestà ed Indipendenza”.
Molto tempo prima, in un discorso del 1954 su funzionari, burocrazia e Stato, l’allora Presidente del Consiglio Mario Scelba, affermava: “La burocrazia deve saper resistere alle suggestioni che possono venire dalle forze politiche per ricordarsi di essere soltanto ed esclusivamente al servizio dello Stato. Tutto ciò che possa essere incompatibile con questa sua funzione deve essere assolutamente respinto e assolutamente rigettato. Intendiamo riaffermare questo, perché il paese deve sapere che nell’amministrazione non trionfa la fazione o la parte, ma il supremo interesse del paese, l’interesse generale della collettività”. Il governatore della Banca d’Italia, unica istituzione pubblica apprezzata in Italia, un vero uomo di Stato di altri tempi quale è stato Mario Scelba, sottolineano quelli che dovrebbero essere i fondamentali di una buona amministrazione: competenza e indipendenza.
Questi principi che dovrebbero sottendere la pubblica amministrazione e sono consacrati nella Carta Costituzionale, sono del tutto negletti a seguito di un progressivo smantellamento – a partire dalle cd leggi Bassanini (Governo Prodi e 1° D’Alema – 17.05.96 – 22.12.99) fino alla più recente legislazione dell’ultimo Governo Berlusconi (2008-2011) – dei precedenti criteri di funzionamento della PA e di reclutamento della dirigenza.
La selezione della dirigenza con criteri meritocratici, di valore ed oggettivi nonché un apparato amministrativo che assicuri indipendenza dal potere politico sono il presupposto ad un agire efficace e nella legalità.
Per debellare la corruzione e l’inefficienza nella Pubblica Amministrazione e nelle strutture pubbliche bisogna fare una virata rispetto alla legislazione vigente.
Non ha senso una giurisdizione sul pubblico impiego affidata al giudice del lavoro ordinario (per incompetenza e scarsa sensibilità verso il cd. “interesse pubblico”); non ha senso il cd Spoil System clientelare ed “all’italiana”,diretto solo ad assere il dirigente; non ha senso l’affidamento di incarichi dirigenziali senza rigorose, oggettive, trasparenti procedure meritocratiche e concorrenziali.
Con buoni criteri di selezione della dirigenza e un diverso “status giuridico”, non servono ulteriori (oltre quelli esistenti) codici etici per i pubblici dipendenti o “un rigoroso codice etico per la super casta” come sostiene E. Galli della Logga sul Corriere della Sera del 20.01.2012.
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