Lettera aperta a Guido Bertolaso
“Bertolaso.jpg” Egregio dott. Bertolaso,
mi permetto di intromettermi nella faccenda che la vede coinvolta, per una brevissima analisi, da semplice cittadino che, per professione, si è sempre occupato della gestione di soldi pubblici.
Nell’intera faccenda che la riguarda, si possono individuare due ordini di responsabilità: uno di livello politico e uno suo personale, al quale intendo riferirmi.[more]
Con riguardo al primo, vi è la pessima politica del Governo che, nel perseguire i suoi fini di “immagine” e mantenimento del potere, non si cura minimamente della corretta gestione della “cosa pubblica”.
Sotto questo profilo il discorso sarebbe molto lungo (es. commistione tra responsabilità politica ed amministrativa; adozione di atti, che dovrebbero avere carattere di eccezionalità, per l’ordinarietà; progressiva vanificazione della funzione del parlamento; atti normativi e provvedimenti di parte, ecc) e, non intendo parlargliene perche non rientra nelle sue responsabilità dirette.
Invece, mi consenta di farle notare quelle che, a mio giudizio, sono le Sue responsabilità che, con coraggio e efficace dialettica, Ella ha cercato di respingere durante la trasmissione Ballarò di ieri sera.
La prima suo colpa consiste (non voglio entrare nella questione della eventuale responsabilità di carattere penale) nella gravissima negligenza – ingiustificabile in un bravo manager – organizzativa nella gestione delle risorse (umane e finanziarie) a sua disposizione.
Come poteva credere di mettere a disposizione dei suoi collaboratori, senza controlli e procedure trasparenti, così tanti soldi pubblici senza che nessuno ne approfittasse per fini personali?
E’ possibile che un bravo dirigente possa pensare di potersi appellare alla propria ed altrui onestà senza creare le evidenze, i percorsi, le procedure che tale onestà, facciano constatare concretamente e la rendano cogente e doverosa?
Lei non può dire di essere una persona onesta: punto e basta. Proprio per questo, in quanto “persona onesta”, avrebbe dovuto far sì che non ci fossero non solo “ruberie” ma nemmeno motivi di dubbio sul suo personale comportamento e su quello dei sui collaboratori (anche in presenza di deleghe “dissennate” del governo).
La seconda responsabilità (sempre prescindendo da quella penale che, eventualmente, accerterà la magistratura), consiste nella incapacità di tenere quel distacco e quella indipendenza necessari in chi svolge una funzione pubblica di alto livello.
Più d’una volta – durante la trasmissione di Ballarò – Lei si è appellato all’essere un funzionario pubblico e un pubblico ufficiale. Proprio, in quanto tale, avrebbe dovuto evitare rapporti di intimità e di coinvolgimento non solo con le sue controparti (imprenditori “rampanti” e simili) ma anche con i suoi “collaboratori”-“dipendenti”.
Adottando sempre questi due linee di condotta, il sottoscritto – nello svolgimento, per ben 35 anni, della funzione dirigenziale – è riuscito a prevenire, in più di un caso, comportamenti penalmente illeciti di collaboratori infedeli ed ha assistito all’arresto – per fatti commessi durante la direzione di colleghi dirigenti “distratti” sui punti sopra ricordati, come lei ha ammesso di essere stato nella gestione dell’incarico – di suoi ex collaboratori.
Cordiali saluti
Salvatore Fichera
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