La disaffezione al “pubblico” che non ci permette di scegliere amministratori efficaci e non spreconi
Il cittadino italiano, senza distinzioni in relazione a posizione e responsabilità ricoperte e sia pure con diversa intensità territoriale (nord, centro, sud), dimostra, in vari modi, una grande disaffezione al “pubblico”; alle cose comuni.
Sono molti i segni di tale disaffezione: l’elevato grado di evasione fiscale; la scarsa considerazione ai beni pubblici (pulizia di strade, parchi, giardini, muri, ecc); il cattivo svolgimenti di funzioni pubbliche; l’eccessivo costo dell’apparato politico-istituzionale e “l’assalto alla diligenza” dei pubblici amministratori (la cd “casta”).
In questa sede non voglio ricercare le cause, remote o prossime, di simili atteggiamenti poco sociali e molto diffusi nella nostra società ; siccome siamo in prossimità di una consultazione elettorale amministrativa, voglio rilevare come da ciò derivi anche una limitata capacità di discernimento nella scelta alle “urne”.
Noi che siamo così bravi (oculati) nei conti personali e familiari; conosciamo bene il nostro budget economico e su di esso, anche in prospettiva, graduiamo molto diligentemente le spese, non ci preoccupiamo minimamente come gli amministratori pubblici gestiscono le (nostre) risorse date loro in gestione. Per i (nostri) soldi, in comunione, di cui abbiamo dato delega di gestione non ci preoccupiamo di chiederne il rendiconto (per questo cerchiamo di contribuirvi il meno possibile)! I criteri di utilizzo e la graduazione delle scelte ci sono ignoti e non facciamo nulla per conoscerli ed, eventualmente, interferire!
Siamo attenti nel notare le cose che l’ente pubblico realizza (strade, giardini, ecc) e i servizi che ci fornisce come singoli cittadino (istruzione, assistenza, ecc.); non ci riguarda minimamente il costo (se gli amministratori gestiscono le risorse economiche con i criteri del “buon padre di famiglia”); non chiediamo informazioni né, tanto meno, amministratori o candidati all’incarico si preoccupano di dare ragguagli finanziari su ciò che è stato fatto e su quello che si intende fare.
In questi giorni di “campagna elettorale” assistiamo ai più disparati e “corposi” programmi “populisti”, capaci di attrarre voti. Nessuno si è minimamente peritato a dirci come realizzare (risorse esistenti o previste) quanto propagato né a proporre concrete scale di priorità.
Si tratta, pertanto, di programmi poco seri, propagandistici e che non servono assolutamente a far discernere, al momento della scelta da parte del cittadino, il bravo amministratore dall’imbonitore.
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