Costituzione
La Costituzione della Repubblica Italiana, data a Roma il 27 dicembre 1947, si compone di 139 articoli e 18 disposizioni transitorie e finali. Nella sua struttura semplice e lineare, inizia enunciando “I principi fondamentali” (artt. 1-12). Il restante articolato è diviso in due Parti fondamentali: I – Diritti e doveri dei cittadini ( artt. 13-54); II – Ordinamento della Repubblica (artt. 55-139). Da notare che l’art. 139 – che si correla con il 1° comma dell’art. 1 secondo cui “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro” – stabilisce, in modo lapidario, che “La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale“.
La nostra Costituzione è frutto di un lavoro intenso ed appassionato dell’Assemblea Costituente insediatasi il 25 giugno 1946. L’Assemblea nominò al suo interno delle Commissioni e Sottocommissioni con competenze specifiche. I lavori sono andati avanti per circa un anno e mezzo con la partecipazione corale di tutte le forze politiche e uno spirito costituente (sia pure molto influenzato dal recente regime totalitario) condiviso.
Per capire il clima in cui si svolsero i lavori è molto interessante rileggere il discorso all’Assemblea, appassionato nonché lungimirante e di approfondimento tecnico, di Piero Calamandrei del 4 marzo 1947 (P. Calamandrei – Chiarezza nella Costituzione – Edizioni di Storia e Letteratura – marzo 2012).
Quel clima; quello spirito costituente stride potentemente con le modalità con cui sono state approvate le modifiche alla Costituzione che ci vengono proposte dalla Legge Renzi/Boschi.
Ma i motivi per votare NO al prossimo referendum sulla legge di Riforma di matrice governativa(!!) sono molteplici.
Per chi volesse approfondire l’argomento consiglio alcuni testi di agevole lettura e comprensione ma ben motivati nel merito delle modifiche contenute nella Legge Costituzionale (pubblicata sulla Gazzetta Uciale n°88 del 15 aprile 2016) approvata in seconda votazione a maggioranza assoluta, ma inferiore ai due terzi dei membri di ciascuna Camera, recante: «Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione».
- Piero Calamandrei; Lo Stato siamo noi – Instant Book Chiarelettere – gennaio 2012
- Emanuele Rossi; Una Costituzione migliore? Contenuti e limiti della riforma costituzionale – Pisa University Press – 2016;
- Alessandra Algostino, Luigi Ciotti, Tomaso Montanari, Livio Pepino; Io dico NO, modifiche costituzionali ed italicum – Edizione GruppoAbele – 2016;
- Salvatore Settis; Costituzione! Perché attuarla é meglio che cambiarla – G. Einaudi Editore – 2016.
Di seguito riporto raccolti in unico contesto alcune considerazioni periodicamente pubblicati nella home page di questo sito e che mi hanno convinto a votare NO al prossimo Referendum confermativo.
- Una riforma costituzionale ingarbugliata e confusa che si unisce ad una legge elettorale aberrante (cd Italicum). Tutto ciò in un sistema in cui l’organizzazione dei partiti, che non ha rilevanza pubblica, è generalmente antidemocratica; ciascun partito è in balia dell’uomo forte del momento!
“””E allora si sarebbe desiderato che nella nostra Costituzione si fosse cercato di disciplinarli (i partiti), di regolarne la loro vita interna, di dare ad essi precise funzioni costituzionali, Voi capite che una democrazia non può essere tale se non sono democratici anche i partiti in cui si formano i programmi e in cui si scelgono gli uomini che poi vengono esteriormente eletti con sistemi democratici”””.
“””L’organizzazione dei partiti è un presupposto indispensabile perché si abbia anche fuori di essi vera democrazia.”””
Chiarezza nella Costituzione; Piero Calamandrei – Edizioni di storia e letteratura – dal Discorso pronunciato da Calamandrei il 4 marzo 1947 all’Assemblea Costituente (a proposito dell’art. 47 del progetto di Costituzione che stabiliva che “tutti i cittadini hanno diritto di organizzarsi liberamente per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
- I lavori parlamentari di questa riforma costituzionale dimostrano la miopia del Governo nell’imporre a questo Parlamento, delegittimato dalla Corte Costituzionale, una riforma che guarda agli interessi di parte nonché per vantarsi di aver realizzato la rinforna della Costituzione.
“”””Secondo me è un errore formulare gli articoli della Costituzione collo sguardo fisso agli eventi vicini, agli eventi appassionanti, alle amarezze, agli urti, alle preoccupazioni elettorali dell’immediato avvenire in mezzo alle quali molti dei componenti di questa assemblea già vivono. La Costituzione deve essere presbite, deve vedere lontano, non essere miope.””””
“”””Vedete, colleghi, bisogna cercare di considerare questo nostro lavoro non come lavoro di ordinaria amministrazione, come un lavoro provvisorio del quale ci si possa sbrigare alla meglio. Qui c’è l’impegno di un popolo. Questo è veramente un momento solenne.””””
Chiarezza nella Costituzione; Piero Calamandrei – Edizioni di storia e letteratura – dal Discorso pronunciato da Calamandrei il 4 marzo 1947 all’Assemblea Costituente.
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La bugia della riduzione dei costi con la modifica del Senato.
Il titolo del testo di legge costituzionale approvato dalle due Camere recita: «Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione».Il Governo Renzi si è premurato di inserire, nel titolo della legge, una espressione che può far presa sul grande pubblico stanco della politica “nostrana”; “il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni”.
Ad essere generosi l’espressione sul “contenimento dei costi” si può considerare un semplice auspicio, ma siamo certi che non troverà alcuna conferma nella realtà. Basta semplicemente considerare che il Senato, sia pure un po’ malconcio e strampalato, resta in vita (viene solo ridotto nel numero dei senatori; indebolito e diminuite le sue funzioni in modo confuso).
Inoltre la mera diminuzione del numero dei senatori da 315 a 100, lasciando in piedi la macchina organizzativa, incide poco sui relativi costi di funzionamento.
Infine, c’è qualcuno disposto a credere che i nuovi senatori si sposteranno continuamente dalle loro regioni di riferimento per svolgere la Funzione di senatore nella Capitale a loro spesa? Prenderanno albergo a Roma sborsando di tasca loro? Consumeranno i pasti necessari al loro sostentamento aprendo il loro borsellino?
Queste domande non sono solo legittime ma sin da subito potranno ricevere una risposta negativa, tenuto conto dell’esperienza passata (vedasi legge sul finanziamento pubblico dei partiti abrogata con referendum popolare e reintrodotta sotto mentite spoglie) e della spudoratezza dei nostri rappresentanti politici in merito “di scrocco” a carico dei cittadini (Un giorno di ordinario delirio alla Buvette: è Repubblica a raccogliere le voci dei deputati e dei ministri incappati nelle nuove strettissime maglie del bar di Montecitorio in cui non più possibile consumare senza scontrino. La misura decisa dalla società Compass Group che gestisce il bar degli onorevoli è stata pensata per beccare i furbetti che mangiano e bevono a scrocco. Tutto giusto, ma qualcuno non ha apprezzato questa novità da “paese reale”. “Ma siete impazziti? Ma io consumo e poi pago, come in tutti i bar del mondo!”, è il commento a caldo dell’ex ministro Maurizio Lupi (Ncd) quando i camerieri gli chiedono lo scontrino. Anche Dario Franceschini, ministro della Cultura, non la prende bene: “sguardo affilato e silente”, riporta Repubblica, alla richiesta di favorire la ricevuta. La dem Alessia Morani chiede una macedonia ma viene rimbalzata e corre prima alla cassa. Furbo il montiano Mariano Rabino: “Mi segni una banana…”, e la cassiera segna e dà la banana, perché in questo caso non serve la ricevuta. La democratica Colomba Mongiello allarga le braccia: “Mi hanno richiamata, sì. E vabbè, pure per questo dobbiamo passare alla storia!”. Ma è Lupi quello più furioso di tutti: “Questo signor Compass mi ha veramente rotto i c… Che follia, ne parlerò con i questori. E quando c’è confusione che facciamo, una fila chilometrica alla cassa?”. Esagerato? Perché non avete sentito Pasquale Laurito, che sulla sua Velina rossa parla di “guardie naziste” – Libero Quotidiano.it del 02.03.2016).
Passata la buriana del referendum – se malauguratamente vincerà il “si” – sarà approvata una legge ordinaria a favore dei nuovi senatori part-time con rimborso spese, indennità e quant’altro possa rendere appetibile spostarsi per il “dopo lavoro” romano dei nuovi senatori (già sindaci o consiglieri regionali).