Gheddafi e Berlusconi: quante somiglianze!
In questi giorni di grande sofferenza, dolore e sangue per il popolo libico, balzano all’attenzione dell’osservatore le somiglianze, per indole e modo di agire, tra Gheddafi e Berlusconi.
Certamente siamo su piani di azione molto diversi: il primo altamente drammatico, non così per il secondo. Però i comportamenti dell’uno e dell’altro sono improntati alla stessa logica perversa ed antidemocratica: l’interesse personale e la propria salvezza; costi quel che costi.
Per Gheddafi si tratta di salvare la propria vita fisica, il poteri, i privilegi, i piaceri personali agendo con assoluto disprezzo della vita del proprio popolo e delle valutazioni della comunità internazionale. Per Berlusconi, su un diverso livello, si tratta di conservare il potere per salvare la propria libertà dagli innumerevoli reati commessi nonché aumentare la capacità economica privata; anch’egli, però, con sommo disprezzo dello Stato e non curante dei giudizi negativi sul suo operato e sull’Italia provenienti da tutte le parti del mondo.
Per il perseguimento di obiettivi privati i due amici utilizzano strumenti diversi ma entrambi distruttivi: il primo con l’annientamento fisico (con centinaia, forse migliaia, di morti) degli oppositori; il secondo con la demolizione delle istituzioni repubblicane.
Nella vicina Libia si è arrivati al bombardamento sulle folle disperate e alla distruzione di infrastrutture e città.
In Italia è stata tolta ai cittadini la possibilità di scelta dei rappresentanti alla guida del paese; è stato annientato il parlamento, ridotto, ormai, ad un manipolo di caudatarii del premier. La pubblica amministrazione, non conosce merito né principi di uguaglianza, imparzialità e buon andamento, ma a tutti i livelli si compone da yes men striscianti.
In questo momento che la situazione diventa sempre più critica per il Premier, il suo interesse è rivolto alle altre istituzioni ed ai principi (costituzionali e non) di garanzia più importanti della nostra democrazia.
Si spazia dalla modifica dell’assetto unitario dello Stato a quella dell’art. 41 della Costituzione (che a giudizio di tutti gli esperti non ha bisogno di alcuna modifica). Un Governo asservito, propone riforme volte a snaturare la Corte Costituzionale, il tutto per consentire ad un legislatore senza scrupoli l’approvazione, impunemente e senza ostacoli di sorta, di qualsiasi legge “ad personam” possa servire al “capo”; si appresta a presentare sostanziali modifiche all’ordinamento giudiziario che, per salvare il Premier dai suoi processi e consentirgli ogni privata e pubblica perversione, comportano l’annientamento della magistratura e l’eliminazione di strumenti d’indagine indispensabili alla scoperta dei reati. Infine, un Governo che non governa, vuole introdurre l’immunità parlamentare per agevolare nei propri intrallazzi una casta corrotta, inetta ed immorale.
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