Estinzione dei processi a carico del premier Berlusconi e risarcimento del danno da parte dello Stato

L’art. 6 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950, si occupa del diritto di ogni [more]cittadino ad un processo equo.
La Convenzione, in particolare, stabilisce che “ogni persona ha diritto a che la sua causa sia esaminata equamente, pubblicamente ed entro un termine ragionevole da un tribunale indipendente e imparziale, costituito per legge, il quale deciderà sia delle controversie sui suoi diritti e doveri di carattere civile, sia della fondatezza di ogni accusa penale che le venga rivolta. La sentenza deve essere resa pubblicamente, …”
Lo Stato italiano dopo circa mezzo secolo dalla predetta Convenzione (art. 1 della l. cost. 23 novembre 1999, n. 2) si è preoccupato di inserire il principio, definito del giusto processo, nell’art. 111 della nostra costituzione.
Dopo due anni ancora dalla costituzionalizzazione del principio del “processo equo”, il legislatore ordinario ha approvato la legge (n. 89 del 24.03.2001) che dà il diritto all’equa riparazione per il cittadino che ha subito un danno patrimoniale o non patrimoniale per effetto della violazione della Convenzione sotto il profilo del mancato rispetto del termine ragionevole.
Ora il Governo italiano è andato a rispolverare l’art. 111 della costituzione e la legge sul diritto all’equa riparazione per conferire dignità e nobile paternità al disegno di legge (già approvato dal Senato) che dovrebbe consentire di chiudere i processi che vedono interessato il Presidente del Consiglio.
Qualora l’articolato normativo approvato dal Senato dovesse diventare legge dello Stato, il Capo del Governo non solo chiude immediatamente tutti i suoi processi, con sentenza di non doversi procedere per estinzione del processo, avrà anche il diritto a presentare domanda per ottenere un’equa riparazione per la durata non ragionevole, così come definita dalla nuova legge, dei suoi processi.