Don Luigi Verzè: bisogno di testimonianze e non di parole (vuote)
L’enorme debito del San Raffaele (866,00 miliardi di euro) e la notizia del suicidio del più stretto collaboratore di don Verzè (dott. Mario Cal), confermano il mio giudizio, non molto positivo, che ho maturato, attraverso varie spigolature, su questo prete fondatore e padrone della Fondazione Monte Tabor ed dell’Ospedale San Raffaele.
Avendo frequentato l’ospedale per motivi di salute, dopo la lettura di alcuni suoi scritti e del testo di una una conversazione con il card. Carlo Maria Martini (pubblicata in un libretto), nel 2009 ho indirizzato a don Verzè la seguente lettera:
“””Don Luigi Maria Verzé,
spigolando qua e là alla ricerca di una maggiore fede, ho letto una Sua lettera inviata per la pubblicazione a “Il Potere” della Paoline editoriale libri (Socio di minoranza – Scritture; percorsi critici attorno al testo biblico – 3. Collana diretta da Piero Ciardella – Maurizio Gronchi – 2007 – pag. 102 e segg.).
Da utente dell’HSR – della cui eccellenza pubblicamente non si discute – non ho notato tangibilmente la presenza del “Socio di maggioranza”.
Le vorrei chiedere quali sono i segni concreti e tangibili – che può riscontrare il malato – della presenza di tale Socio e che differenziano l’HSR da altri Centri sanitari “eccellenti” laici che ne sono privi (del Suo “Socio di maggioranza”).
Cordiali saluti – Con stima – Salvatore Fichera”””
Alla mia lettera “il prete-manager” non ha mai risposto!
Probabilmente troppo impegnato in affari che di “sacro” avevano ben poco se oggi “La Repubblica” titola: “Vigneti, centrali elettriche, hotel a 4 stelle il “manager di Dio” è affondato nei debiti. E per arginare il tracollo arriva il Vaticano e non l’amico Silvio”.
Altro che socio di minoranza (il don Verzè) e socio di maggioranza (il Signore)!
D’altro canto, a proposito del suicidio di Cal un quotidiano gratuito di Milano (Cinque), in relazione al suo rapporto con don Verzè, appassionato di briscola e tresette, oggi riporta un aneddoto molto significativo. “I due giocavano uno di fronte all’altro, accanto al finestrino dell’aereo sul quale don Verzè riusciva a leggere le carte dell’avversario, vincendo una partita dopo l’altra. Scoprendo il trucco Cal era scoppiato a ridere”.
Con questi presupposti, don Verzè non può non essere anche grande amico, ammiratore ed estimatore del nostro Presidente del Consiglio!
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