Corruzione allargata
A venti anni di distanza dall’inizio dell’inchiesta “mani pulite” si discute sul livello di corruzione in Italia: se la scoperta di uno stato di corruzione politica diffusa, con l’azzeramento dei maggiori partiti di allora, abbia prodotto dei frutti positivi ovvero se nulla sia cambiato dagli anni della Democrazia Cristiana e del socialismo rampante di Craxi.
Sugli effetti di “mani pulite” sono divisi anche alcuni dei pubblici ministeri che condussero le indagini (P.C. Davigo e G. Colombo). Comunque, a sentire le relazione dei Procuratori Regionali della Corte dei Conti, in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario, la corruzione è dilagante e diffusa, sia nella politica che nelle Pubbliche Amministrazioni.
Qual è la relazione tra la situazione odierna e le indagini penali del 1992/1993?
Una conseguenza, sia pure indiretta, si può riscontrare nell’impegno profuso dai parlamenti, in particolare del 2004 in poi, ad approvare una serie di modifiche normative, da un lato di depotenziamento della sanzione penale per fatti normalmente propedeutici o connessi a comportamenti corruttivi e, dall’altro, di liberazione delle procedure amministrative dai vincoli, sempre posti da un legislatore accorto, a presidio dei principi costituzionali fondamentali di una moderna democrazia (eguaglianza, imparzialità, buon andamento, trasparenza, ecc).