Don Luigi Verzè: bisogno di testimonianze e non di parole (vuote)
L’enorme debito del San Raffaele (866,00 miliardi di euro) e la notizia del suicidio del più stretto collaboratore di don Verzè (dott. Mario Cal), confermano il mio giudizio, non molto positivo, che ho maturato, attraverso varie spigolature, su questo prete fondatore e padrone della Fondazione Monte Tabor ed dell’Ospedale San Raffaele.
Avendo frequentato l’ospedale per motivi di salute, dopo la lettura di alcuni suoi scritti e del testo di una una conversazione con il card. Carlo Maria Martini (pubblicata in un libretto), nel 2009 ho indirizzato a don Verzè la seguente lettera:
“””Don Luigi Maria Verzé,
spigolando qua e là alla ricerca di una maggiore fede, ho letto una Sua lettera inviata per la pubblicazione a “Il Potere” della Paoline editoriale libri (Socio di minoranza – Scritture; percorsi critici attorno al testo biblico – 3. Collana diretta da Piero Ciardella – Maurizio Gronchi – 2007 – pag. 102 e segg.).
Giri, trame, corruzione nel “Palazzo” lontano dai cittadini e protetto da un Parlamento non rappresentativo ma corporativo
Dalle votazioni dei mesi scorsi (amministrative e referendum) abbiamo appreso con soddisfazione che gli italiani hanno capito il disvalore della nostra classe politica nel suo complesso.
Non vi è dubbio, pertanto, che in una eventuale consultazione elettorale generale, il dissenso individuale si tradurrebbe in una ulteriore sonora bocciatura di questa classe politica inetta, incapace, corrotta, immorale e senza pudore.
Tutti hanno ben compreso che se la maggiore responsabilità di questo stato di degrado generalizzato, va attribuita ovviamente a chi governa, per il semplice fatto di avere maggiori poteri decisionali, non possono tirarsi fuori tutti gli altri partiti e gruppi che svolgono una “apparente” opposizione; questi dimostrano, quando se ne presenta l’occasione, incompetenza, con l’assenza di proposte alternative chiare e di interesse generale; coinvolgimenti loschi, come dalle inchieste di corruzione anche recenti; interessi di bottega, non sarebbe altrimenti spiegabile, infatti, l’astensione alla camera dei parlamentari DS sulla proposta dell’IDV diretta all’abolizione delle Province, recentemente sottoposta al voto della Camera.
Una causa della illegalità e della immoralità diffuse nel nostro Paese
Gli episodi di corruzione (il recente caso Pronzato e gli innumerevoli altri scoperti saltuariamente dall’autorità giudiziaria); le emergenti “reti” del malaffare (la cd P4 di cui in questi giorni va dipanandosi una incredibile pervasitività nelle istituzioni), sono sintomi di una immoralità e di illegalità diffuse nella società a tutti i livelli.
Le cause sono sicuramente molteplici e possono affondare le loro radici in ragioni storiche, culturali, sociologiche, ecc. ; altre cause sono più prossime e di più immediata percezione.
Tra queste ultime sicuramente, anche se non da sola, vi è l’attività legislativa dell’ultimo ventennio ed una concomitante prassi dei politici, che hanno tolto autonomia ed indipendenza alla pubblica amministrazione, per renderla sempre più al servizio dei politici.