Spunti sulla riforma costituzionale della “giustizia” varata dal Consiglio dei Ministri: la distruzione dei principi fondanti della separazione tra poteri dello Stato
Nella seduta del 10 marzo 2011 il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge costituzionale che, sostanzialmente, modifica alcune norme del titolo IV della Costituzione vigente.
L’intervento del Governo inizia con la modificato della rubrica del titolo IV e delle relative sezioni; come a voler significare un minor rilievo costituzionale da attribuire alla Magistratura, come potere autonomo ed indipendente (l’espressione “La Magistratura“ viene sostituita con “La giustizia” ed “Ordinamento giurisdizionale” con “gli organi”).
Da semplice cittadino ed osservatore del fenomeno, dalla riforma dell’amministrazione della giustizia, mi sarei aspettato: Una maggiore professionalità dei giudici e conseguente loro responsabilità; speditezza nei processi civili, penali ed amministrativi; la certezza che giudici e giurisdizione abbiano capacità di intervento e di giudizio liberi ed indipendenti, nell’applicazione della legge, anche nei riguardi delle persone al “potere” e delle “istituzioni”.
Quanto sopra per avere una giustizia sostanziale giusta ed uguale per tutti (non solo con riguardo all’aspettativa di vittoria per il soggetto parte, ma anche – per la collettività – all’aspettativa di effettività della condanna e della pena per il reo).